sabato 4 agosto 2012

David Hamilton

*Attenzione: la seguente biografia è frutto di una ricerca personale che prende informazioni da varie fonti: i siti http://www.storiadellafotografia.it/; da erticoli e recnesioni pubblicati dalle pagine artistiche e culturali di http://www.corriere.it/,  http://www.repubblica.it/,  http://www.ilsole24ore.com/, http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale; le pubblicazioni “I Grandi Fotografi” edito da Fabbri  e curato da Romeo Martinez e Bryn Cambpell, “I Grandi Fotografi, Testimonianze e Visioni del Nostro Tempo: Magnum Photos” edito da Hachette e Il Sole 24 Ore in collaborazione con Contrasto (http://www.contrasto.it/), “FotoNote” edito dalla Contrasto, “Breve Storia della Fotografia” di Jean-A. Keim edito da Enaudi.
*ATTENZIONE: il presente articolo può essere utilizzato solo per fini didattici  e informativi ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)

David Hamilton

David Hamilton osserva la fanciulla e la donna con l’occhio tipico dell’uomo, da osservatore  ignaro e inconsapevole di quello che sta osservando e di ciò che sta accadendo ed al tempo stesso stupito da quello che ai suoi occhi viene rivelato, il mistero e l’essenza più intima della donna.
“Cacciatore di sogni, l'uomo dagli occhi chiari insegue farfalle adolescenti con ali tenui, appena uscite dalla crisalide... Con delicatezza, per non sciuparle, le imprigiona immediatamente in una grande casa perduta, la sua casa, dove le osserva a lungo... Il fantomatico cacciatore vaga di camera in camera, silenzioso come le sue farfalle. È alla ricerca di qualche cosa, di cui ignora completamente la natura. Spinge, dolcemente, il battente di una porta. Si ferma. Osserva e, finalmente, vede. Il suo nome è David Hamilton...”
Questo mistero è la scoperta della propria femminilità e la consapevolezza della sensualità, celate dall’innocenza e dall’inconsapevolezza, che già sono presenti nella più intima essenza della fanciulla ma sconosciute e quasi irraggiungibili poiché protette dalla purezza dell’infanzia, quel che si rivela agli occhi di Hamilton è questa scoperta, che però rimane ancora incompiuta, velata dalla dolcezza dei giovani corpi.
Il motivo della ricerca di Hamilton è la fanciulla, che come una farfalla esce dalla crisalide per spiegare le proprie ali e scoprire la vita, diventa donna, scopre il proprio corpo, la propria intimità, la propria sensualità, ma sempre circondata da un alone di mistero, sia verso se stessa e la propria intimità che verso il mondo e gli altri (gli uomini), di innocenza e purezza che persistono in questo passaggio dall’infanzia alla giovinezza rendendo unico ed irripetibile questo momento.
All’intimità s’aggiunge la ricerca della forma e dell’espressione della vita, Hamilton trova in questo momento dell’esistenza la massima pienezza vitale che nasce dalle scoperte appena fatte e dal desiderio e al tempo stesso paura dell’amore.
Solo l'attimo fugace descritto da Rodin: “la vera giovinezza, quella della pubertà virginale, il momento in cui il corpo ricco di linfa vitale e di vigore intatto rivela una lieve e agile fierezza e sembra invocare e, al tempo stesso, temere l'amore, quel momento che dura solo pochi mesi”.
La ricerca di una realtà diversa, ineffabile, una realtà che forse non esiste affatto, una sensibilità, una tenerezza dolce e una profonda nostalgia del tempo che fugge.
Il fulcro della sua ossessione artistica è la fanciulla, nel momento in cui si apre ancora inconsapevole alla sua vita di donna; David Hamilton ama troppo intensamente questa sua fonte di ispirazione per non circondarla di purezza e essenzialità.
Hamilton ci presenta le sue modelle come se fossero fate o creature fantastiche, che non possono vivere nel nostro mondo, perché forse quello che egli ricerca con tanto ardore non può esistere in questo mondo o forse è troppo breve e delicato per essere conoscibile ed apprezzato  nella sua intera essenza.
Hamilton è consapevole che in questo mondo non può esistere un simile momento e cosi sublimi bellezza e dolcezza, per questo ci apre le porte del suo giardino, un luogo metafisico, irreale, dove lì e solo lì abitano e vivono, come nude ninfe, le sue fanciulle nel momento in cui innocenza e scoperta dolcemente coesistono, rendono magica e attraente la fanciulla.
Jardin Secret (Giardino segreto), titolo che sintetizza tutta l'opera di Hamilton, in due parole chiave: il "giardino" che racchiude tutto il colore e la bellezza in cui la sua ispirazione si arricchisce e si evolve, e il "segreto" che rivela il grado di apertura, di rivelazione di se stesso cui egli si abbandona, il pudore e il riserbo con cui si esprime.
È evidente che la fanciulla di Hamilton è universale, collocata in una dimensione atemporale.
Le opere di Hamilton sono più simili a quadri che non a fotografie, in quanto egli conscio dell’impossibilità dell’esistenza e della persistenza nella realtà di questi momenti stimola l’intelligenza ed il pensiero con la grande  potenza dell’immaginario, che è più facilmente ricreabile, esprimibile e percepibile attraverso una tela dipinta, per comunicarci la sua scoperta e se possibile immergerci nel suo mondo, ne suo giardino, per far “toccare con mano”, per fare l’esperienza della dolce visione e sublime scoperta della donna, di ciò che realmente è.
La sua è una realtà fatta di immagini irreali, troppo belle per esistere al difuori dell’immagine sfocata.
Per meglio definire le sue stesse immagini cita Maupassant: “La bellezza, la bellezza armonica. Nulla esiste, al di fuori della bellezza... La linea di un corpo, di una statua o di una montagna, i colori di un dipinto...”.
Mona, la sua compagna, la moglie fra tante fanciulle: Robert Gordon esprime perfettamente ciò che ella rappresenta: “Mona è il simbolo della ricerca della perfezione da cui Hamilton è ossessionato. La sua è una bellezza classica; le fotografie che la ritraggono sono un omaggio alla sua grazia armoniosa e alla sua innata eleganza. Personaggio mitico, ella rappresenta l'ispirazione dell'artista e non ne svela il mistero...”