giovedì 2 agosto 2012

Félix Nadar

*Attenzione: la seguente biografia è frutto di una ricerca personale che prende informazioni da varie fonti: i siti http://www.storiadellafotografia.it/; da erticoli e recnesioni pubblicati dalle pagine artistiche e culturali di http://www.corriere.it/,  http://www.repubblica.it/,  http://www.ilsole24ore.com/, http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale; le pubblicazioni “I Grandi Fotografi” edito da Fabbri  e curato da Romeo Martinez e Bryn Cambpell, “I Grandi Fotografi, Testimonianze e Visioni del Nostro Tempo: Magnum Photos” edito da Hachette e Il Sole 24 Ore in collaborazione con Contrasto (http://www.contrasto.it/), “FotoNote” edito dalla Contrasto, “Breve Storia della Fotografia” di Jean-A. Keim edito da Enaudi.
*ATTENZIONE: il presente articolo può essere utilizzato solo per fini didattici  e informativi ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)


Gaspard Félix Tournachon, in arte “Nadar”
Gaspard Félix Tournachon nasce a Parigi il 6 aprile 1820; vive per un periodo a Lione dove la famiglia si è trasferita e rientra a Parigi a diciassette anni, dopo essere rimasto orfano di padre.
Comincia a frequentare corsi di medicina, ma il suo carattere estroverso lo spinge a cercare contatti con la cultura liberale e il mondo dell’arte,  con l’ambiente della letteratura e della musica.
Scrive articoli per piccoli giornali e scopre la sua vena di caricaturista; già verso il 1841 inizia a farsi conoscere con lo pseudonimo di “Nadar” e a collaborare con riviste satiriche realizzando caricature per Le Charivari e a fondare l’anno successivo Le Revue comique e Le Petit journal pour rire.
Il suo incontro con la fotografia avviene quando manda il fratello Adrien a scuola da Gustave Le Gray che in quel momento è a Parigi il fotografo più quotato; l’intento è quello di orientarlo verso una professione che promette bene per l’avvenire.
Egli stesso si avvicina poi alla fotografia, prende alcune lezioni da Bertsch e da Arnaud ed apre subito dopo un piccolo atelier presso la propria abitazione.
La decisione di muoversi in questa direzione è favorita anche dal fatto che il clima politico conseguente alla restaurazione operata da Napoleone III nel 1851 imbriglia la sua vena satirica, così che egli è indotto ad allontanarsi dalle caricature per avvicinarsi alla nuova forma di espressione.
Nello stesso clima inizia a lavorare a quella enorme raccolta di ritratti disegnati di personaggi celebri che uscirà nel 1855 come Pantheon Nadar.
Le sue prime fotografie risalgono al 1853.
In collaborazione con il fratello Adrien realizza  una serie di ritratti al mimo Charles Debureau con le quali i due ottengono il primo premio all’Esposizione Universale parigina del 1855 per l’importante concetto da essa espresso, cioè: io spio te, tu spii me; io fotografo te, tu fotografi me ed è la prima fotografia dove il soggetto fotografato compie l’azione di fotografare; a seguito di contrasti susseguenti a tale riconoscimento Nadar decide di separarsi dal fratello ed  apre un proprio studio in Rue Saint Lazare.
Esegue una serie di splendidi ritratti di personaggi suoi contemporanei, dimostrando in questo tipo di immagine una capacità creativa e una sensibilità  fuori dal comune; ama parlare con i propri soggetti, cercando il più possibile di interpretare fotograficamente la loro personalità, aiutato in questo dalla sua vena di caricaturista e dalla conseguente capacità di carpire le loro espressioni caratteristiche.
E’ molto abile nella preparazione del contesto in cui il ritratto viene eseguito e soprattutto nella predisposizione della luce, sia naturale che artificiale: nell’uso di quest’ultima e nella capacità di interpretarne l’effetto sui visi deve essere considerato un vero pioniere.
Pone una cura maniacale nella preparazione dei particolari, soprattutto nell’abbigliamento, e ha la capacità di eseguire ritratti incredibilmente naturali, creando immagini che danno l’impressione di far uscire dal soggetto un pensiero o uno stato d’animo.
Nel suo atelier passano tutti i personaggi di spicco dell’epoca, in primo luogo artisti; fotografa uomini politici, governanti, giornalisti, attori ed attrici e naturalmente anche illustri sconosciuti, operando con uno standard qualitativo elevatissimo.
Sarebbe lungo l’elenco dei suoi soggetti: Baudelaire, Victor Hugo, Sarah Bernhardth, Georges Sand, Eugene Delacroix, Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi, Jules Verne, Cléo de Mérode, Mistinguett, Lamartine, Auguste Rodin, Gustave Doré e tanti altri.
Nel 1860 la sua fama è all’apice, anche per altre iniziative di cui si è reso protagonista, come la ripresa delle prime foto aeree della storia, eseguite sui cieli di Parigi da un pallone aerostatico nel 1858.
Il volo è un’altra delle sue passioni ed è convinto (e la storia gli darà ragione) che il futuro della navigazione aerea sia affidato ad aeromobili più pesanti dell’aria.
Nel 1863 assieme ad altri (fra cui Jules Verne) fonda una società di incoraggiamento per la navigazione aerea a mezzo di apparecchi più pesanti dell’aria e per finanziarsi fa costruire uno dei palloni più grandi del mondo, Le Géant, col quale, durante il secondo volo, precipita in Germania rischiando la vita; durante l’assedio di Parigi nel 1870 suggerirà di innalzare un pallone aerostatico per controllare le posizioni prussiane e garantire le comunicazioni della città con il mondo.
L’amico Jules Verne si ispirerà a lui sia per il romanzo Cinque settimane in pallone, sia per creare il personaggio di Michel Ardan (anagramma di Nadar) nel romanzo fantascientifico Dalla Terra alla Luna del 1865.
Nel 1860 il suo nuovo studio in Boulevard des Capucines è uno dei principali punti di ritrovo parigino di artisti ed intellettuali, tanto che ospita il 15 aprile 1874 la prima mostra ufficiale dei pittori impressionisti.
Atto significativo della sua sensibilità di artista e umana è l'episodio che lo vede impegnato nella ripresa fotografica di un caso di ermafroditismo; su commissione di uno medico viene richiesto a Nadar di documentare i sintomi di anormalità che presenta il sesso di questo paziente: la legge e la medicina cominciano a utilizzare la fotografia come mezzo di conferma del reale a sostegno della loro funzione di controllo sulla società, mantenendo l'ordine e correggendo ciò che eccede la norma stabilita dal potere imperante della borghesia, investendo la fotografia di un assoluto potere di restituzione della realtà come verità, in particolare con l'utilizzo della carta e la classificazione illuministica ed enciclopedica delle malattie e del corpo umano in generale; è con questo intento e con questo sguardo che perviene la richiesta al fotografo Nadar, il quale non, da intellettuale qual è, sfrutta l'occasione per mostrare i limiti e le possibilità del nuovo mezzo fotografico - come già aveva fatto assieme al fratello Audrien con la serie del mimo Charles Debureau - dimostrando che l'identità del soggetto non è leggibile dalla propria superfice visibile. Sapendo che la medicina intende catalogare l'identità sessuale della persona che ha difronte nel genere femminile o maschile o tra "mostri", Nadar attribuisce al soggetto uno statuto di esistenza nel suo non appartenere a un genere specifico: ponendo il corpo in una situazione ambigua, in una posa presa dalla rappresentazione classica dell'androgino e messo in rapporto con le pieghe, morbide e mobili, di una tenda rende la superfice dell'apparenza del sesso ancor più indefinibile: il mezzo che serve da controllo e conferma dell'identità - nome, cognome e sesso - e della classificazione del corpo e delle patologie non da conferma né documento, non risolve il soggetto in una categoria non rispondendo alla norma che impone la società.
Esegue anche riprese fotografiche un po’ più commerciali, fra cui immagini di nudo, mostrando  una vastità di interessi che lo porta a fotografare i sotterranei e le catacombe di Parigi in assonanza col gusto dell’epoca per gli ambienti sotterranei in cui matureranno i romanzi di Zola  e di Hugo Il ventre di Parigi e I miserabili.
Negli anni successivi si ritira dalla fotografia e riprende l’attività di scrittore, pubblicando, nel 1900, il volume “Quand j’étais photographe”,  scritti di vario genere tenuti insieme da quella scoperta che Nadar vive e racconta da protagonista e che, tra le invenzioni del XIX secolo, è ciò che a suo dire … par concedere all’uomo il potere di creare lui pure, a sua volta, materializzando l’impalpabile spettro, che svanisce appena visto, senza lasciare neppure un’ombra sul cristallo dello specchio o un’increspatura nell’acqua di un catino…
Quest’opera di Nadar  anticipa gli studi del XX secolo sul significato e l’essenza della fotografia affermando che la fotografia dà la dimostrazione che la luce è in grado di esercitare un’azione …sufficiente a produrre cambiamenti nei corpi materiali…
Personaggio controverso, sperimentatore, scrittore, disegnatore, uomo di cultura, aeronauta, è il primo grande artista che si confronta con la fotografia, di cui dirà …non esiste la fotografia artistica. Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare.
Nel 1890, quando la sua attività di fotografo è praticamente cessata, esegue il ritratto di sua moglie, realizzando quella che rimane una delle più grandi immagini della storia della fotografia.
Muore a Parigi il 21 marzo del 1910 e viene sepolto nel cimitero di Père Lachaise.
I ritratti di Nadar
Tanto è stato scritto sui ritratti di Nadar, soprattutto su quelli eseguiti alle personalità intellettuali del suo tempo che egli,  per primo, con una intuizione che già era insita nei disegni del Pantheon Nadar, vuole rendere fruibili e accessibili ad un pubblico il più vasto possibile.
Nadar è un narratore della celebrità,  della quale è stato capace di rendere, forse più di qualsiasi altro, sia il fascino e il mistero che l’autenticità espressiva.
La migliore descrizione del suo lavoro è quella fatta da lui stesso il 12 marzo 1857 presso la Corte Imperiale di Parigi durante il processo di rivendicazione della proprietà esclusiva dello pseudonimo Nadar, nel pieno della tensione emotiva verso il nuovo mezzo artistico, all’inizio del periodo più creativo:
A ogni passo potete veder fotografare un pittore che non ha mai dipinto, un tenore senza scritture; e, lo dico sul serio, del vostro cocchiere come del vostro portinaio m’impegno a fare in una sola lezione altri due operatori fotografici. … la teoria fotografica si impara in un’ora; le prime nozioni pratiche in un giorno … quello che non si impara … è il senso della luce … è la valutazione artistica degli effetti prodotti dalle luci diverse e combinate … quello che s’impara ancora meno, è l’intelligenza morale del tuo soggetto, è quell’intuizione che ti mette in comunicazione col modello, te lo fa giudicare, ti guida verso le sue abitudini, le sue idee, il suo carattere, e ti permette di ottenere, non già banalmente e a caso, una riproduzione plastica qualsiasi, alla portata dell’ultimo inserviente di laboratorio, bensì la somiglianza più familiare e più favorevole, la somiglianza intima.