*Attenzione: la seguente biografia è
frutto di una ricerca personale che prende informazioni da varie fonti: i siti
http://www.storiadellafotografia.it/; da erticoli e
recnesioni pubblicati dalle pagine artistiche e culturali di http://www.corriere.it/, http://www.repubblica.it/, http://www.ilsole24ore.com/, http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale;
le pubblicazioni “I Grandi Fotografi” edito da Fabbri e curato da Romeo Martinez e Bryn Cambpell,
“I Grandi Fotografi, Testimonianze e Visioni del Nostro Tempo: Magnum Photos”
edito da Hachette e Il Sole 24 Ore in collaborazione con Contrasto (http://www.contrasto.it/), “FotoNote”
edito dalla Contrasto, “Breve Storia della Fotografia” di Jean-A. Keim edito da
Enaudi.
*ATTENZIONE:
il presente articolo può essere utilizzato solo per fini didattici e informativi ed è consentita la pubblicazione
con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www.
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Louis Jacques Mandé Daguerre
Louis Jacques Mandé Daguerre nasce
a Cormeilles en Parisis il 18 novembre 1787.
In giovane età lavora come
aiutante presso lo scenografo dell’Opera di Parigi e ha quindi la possibilità di accumulare
un’ importante esperienza nel settore.
Dotato di intelligenza ed abilità,
diventa un buon pittore e uno scenografo
teatrale.
La sua fama è legata all’allestimento di
ambienti di grande effetto, che realizza
avvalendosi sia di buone capacità pittoriche che di grandiose visioni
prospettiche. E’ particolarmente portato verso le scenografie suggerite dagli
spettacoli della natura ( notturni e tramonti): ciò lo induce ad allestire un
proprio spettacolo basato sulla suggestione che le scene, dipinte con l’ausilio
della camera oscura, sono in grado di suscitare nello spettatore.
Nel 1822 inaugura il “Diorama”, un
susseguirsi di illusioni sceniche che hanno grande successo.
In questo contesto intuisce la
possibilità di riprendere delle immagini usando la camera oscura.
Sono gli anni in cui Niépce comincia a
raccogliere i frutti del suo lavoro.
Daguerre nel 1826 apprende di questi
tentativi e sa che Joseph Nicéphore ha in parte trovato una soluzione ed è
riuscito a fissare delle immagini.
La notizia viene da Charles Chevalier, ottico di
Parigi da cui Niépce acquista le lenti e che nel 1829 progetterà il primo schema ottico della storia
della fotografia, il doppietto acromatico, detto appunto
“di Chevalier”.
Daguerre entra quindi in corrispondenza
epistolare con Niépce.
L’incontro fra i due avviene nel 1827,
quando Niépce rientra dall’Inghilterra dopo la poco fortunata relazione tenuta
alla Royal Society di Londra.
Al primo incontro ne seguono altri,
sempre più frequenti, finchè Niépce gli propone di unirsi a lui per trovare la
definitiva soluzione del problema e condividere i benefici economici che
sarebbero derivati da una scoperta di tale portata.
Il 5 dicembre 1829, a Chalon sur Saòne,
Niépce e Daguerre firmano un contratto di associazione che inizia con queste
parole:
«Il signor Niépce, desiderando fissare con un
nuovo mezzo, senza ricorrere a un disegnatore, le vedute che offre la natura,
ha compiuto ricerche in proposito. Numerosi esperimenti che provano questa
scoperta ne sono il risultato. La scoperta consiste nella riproduzione
spontanea delle immagini ricevute nella camera oscura. Il signor Daguerre, al
quale egli ha rivelato la sua scoperta, avendone valutato tutto l’interesse,
tanto più che essa è suscettibile di un grande perfezionamento, offre al signor
Niepce di unirsi a lui per giungere a questo perfezionamento e di associarsi
per trarre tutti i vantaggi possibili da questo nuovo genere di industria».
Sancita ufficialmente la società, Niépce
mette in comune segreti e dettagli del
suo procedimento eliografico.
Daguerre
inizia ad apportare modifiche che portano i due ad elaborare un nuovo
metodo, basato su una resina ottenuta
dall’essenza di lavanda sciolta in alcool.
Gli esperimenti proseguono, si
sperimentano le sostanze più diverse,
con l’intento di individuare un prodotto con un superiore livello di
fotosensibilità.
E’ nel corso di queste prove che
Daguerre si rende conto della notevole fotosensibilità dello ioduro d’argento.
Nel frattempo continua l’attività del
Diorama ma nel 1832 viene dichiarato il fallimento.
Mentre appare vicina una svolta
decisiva, Joseph Nicéphore
Niépce muore per trombosi cerebrale il 5 luglio 1833, prima di ottenere vantaggi o riconoscimenti di alcun
tipo. Le sue scoperte gli sopravvivono nelle mani di Daguerre, il quale ora ha
campo libero e non tarderà a trarre profitto da questa situazione, presentando
all’“Accademia delle Scienze” la sua invenzione, una versione più efficente di
quella di Nièpce, chiamata dagherrotipo, nel gennaio 1839.
Il 7 gennio François Arago riferisce
l’esito della visita e dà la sua cauzione scientifica all’invenzione: «Il signor Daguerre ha scoperto schemi
speciali sui quali l’immagine ottic lascia un’impronta perfetta, schermi dove
tutto quello che l’immagine conteneva viene riprodotto nei più minuti
particolari con esattezza e finezza incomparabili».
Dopo essersi preso il merito della
scoperta e averla divulgata Daguerre mette in commercio la macchina fotografica
per il dagherrotipo
e il governo francese acquista «i
procedimenti di pittura e di fiscia che caratterizza l’invenzione del diorama
non chè il procedimento di Daguerre», in cambio di una pensione vitalizia
di 6000 franchi a Daguerre e di 4000 a Isidor Nièpce.
Il 19 agosto 1839 François Arago
dichiara davant all’Accademia delle scienze
e a quella delle belle arti: «Qiesta
scoperta, la Francia l’ha adottata fin dal primo momento; si è mostrata fiera
di poterne dotare generosamente il mondo intero».