lunedì 15 ottobre 2012

Il fiume Adda - 2011-12

*ATTENZIONE: il presente articolo e le foto correlate possono essere utilizzati solo per fini didattici  e informativi,  non commerciali ed è consentita la pubblicazione con indicazione di firma, data e sito dell’autore (http://www. rephotowriter.blogspot.it /), si chiede gentilmente di comunicarlo all’autore (danyre@hotmail.it)


Il fiume Adda

I problemi del paesaggio italiano sono tanti, forse ci siamo lasciati prendere la mano da un mito economico, modero e tecnologico che impone di elevare imponenti strutture verso l’alto occludendo la vista del sole e scavare nella terra togliendo spazio alle radici degli alberi per poi soffocarle con l’asfalto.

Questo mito è come un bambino non svezzato che esaurisce egoisticamente tutte le risorse a sua disposizione, assimilandole con ingordigia senza mai saziarsi pur non avendo fame.

Che motivo c’è di costruire nuove abitazioni e edifici quando ne esistono molti abbandonati e che aspettano solo di essere riutilizzati.

Qui non si sta demonizzando tecnologia e progresso né tanto meno elevando una vita totalmente agreste; le città sono importanti per gli uomini cosi come le fabbriche, le industrie e le infrastrutture per il trasporto degli uomini e dell’energia; anche il contatto con la natura è importante per l’uomo, non solo perché tre da essa le materie prime per il suo sostentamento, ma anche perché l’uomo è sostanzialmente un animale e ha bisogno di essa per il suo benessere.

Per fortuna da qualche parte c’è ancora un po’ di natura.

Il punto è che bisogna prestarci attenzione.

L’elemento umano dovrebbe essere come un nastro di raso che si adagia morbidamente sulle curve del territorio, piuttosto che un’imponente lavoro di ingegneria capace di livellare le valli.

Camminando sulle rive del fiume Adda mi sono accorto di una cosa: che la luce è più suadente sulle foglie degli alberi sui muri dei palazzi.

Re Daniele 5-11-12