A tutto tondo
La città, la città siamo noi, persone
che la abitano, che la vivono e la fanno vivere di tutte le attività
indispensabili al benessere della collettività e alla sua crescita in termini di
qualità; ma la città non è composta da soli individui: è lo spazio fisico e la
materia di cui è costituito e che prende forma dalle attività umane, continue,
incessanti, infaticabili. Non esiste un momento in cui tutti gli abitanti, tutti
noi, siano fermi, a riposo.
Schhhh
Silenzio
Ascoltiamo
Non sarà che ci siamo assuefatti al
suono della città e della tecnologia tanto da non poterne più fare a meno?
Non sarà che noi occidentali facciamo un
grande uso di radio, i-pod, eccetera e abbiamo un vasto mercato discografico perché
sentiamo il bisogno di riempire il silenzio dei nostri spazi urbani, abitatiti
e quotidiani?
Non sarà che abbiamo paura del silenzio?
Non sarà che abbiamo paura di
ascoltarci?
Non sarà che abbiamo paura di quello che
potremmo sentire o non sentire più?
Non sarà che non siamo più in grado di
ascoltare il nostro corpo, la nostra mente, il mondo naturale ma anche quello
artificiale?
Non sarà che l’udito è divenuto per noi
quel senso che ci permette di scollegare la vista dal cervello, dal pensiero e
dalla ragione, per riempirlo di “emozioni” e “benessere”?
Non sarà che non sentiremmo nulla più e
nulla meno delle onde del mare, del vento tra gli alberi, del canto degli
uccelli o del frullio delle loro ali o del cielo in tempesta?
È possibile che nel nostro comune didentro
si celi o si celava qualcosa d’altro, di così diverso dalle sensazioni della
natura? Tanto diverso da doverlo temere?
Re Daniele 7-6-2013