Henry
Peach Robinson
Henry
Peach Robinson nacque a Ludlow il 9 luglio 1830, morì a Tunbridge
Wells il 21 febbraio
1901, fu un fotografo britannico, esponente attivo
del movimento pittorialista e sperimentatore
della tecnica del fotomontaggio, che utilizzò in tutta la opera. Raggiunse la celebrità
nel 1858 con la foto, fortemente simbolica, intitolata “Fading
Away”: dove sono rappresentati il fidanzato, la madre e la sorella mentre
circondano il letto di una fanciulla morente.
Iniziò la sua professione come
libraio, ma, influenzato dal’opere del pittore William Turner, si interessò di pittura
e nel 1850, guidato da Hugh Diamond, scoprì la fotografia a
cui si appassionò talmente tanto che nel 1857
abbandonò l’attività libraia per aprire un laboratorio fotografico, nel quale si
occupò del ritocco fotografico dei ritratti, a cui applicava il colore o ne correggeva le imperfezioni
direttamente sul positivo. Insoddisfatto della resa delle pellicole, utilizzò
estesamente la tecnica del montaggio di più fotografie esposte diveramente per
le luci e per le ombre, così da rendere correttamente i toni del paesaggio.
Una delle tecniche più usate all'epoca era quella all'albumina, dove un composto di albume d'uovo e nitrato d'argento veniva spalmato su una lastra di vetro, questa emulsione, come altre tra le prime, era più sensibile alla luce blu, la quale si imprimeva più rapidamente, motivo per cui risultava indispensabile il fotomontaggio in fase di stampa.
Una delle tecniche più usate all'epoca era quella all'albumina, dove un composto di albume d'uovo e nitrato d'argento veniva spalmato su una lastra di vetro, questa emulsione, come altre tra le prime, era più sensibile alla luce blu, la quale si imprimeva più rapidamente, motivo per cui risultava indispensabile il fotomontaggio in fase di stampa.
Fu uno dei membri fondatori del circolo fotografico Linked Ring Brotherwoow, e un
membro della Compagnia d'Onore della Royal Photographic Society. Robinson fu tra
i più noti ed influenti pittorialisti inglesi, non solo per il suo contributo
tecnico, ma anche per i numerosi saggi teorici incentrati sul tentativo
di dimostrare il valore artistico della fotografia a confronto con la pittura.
Nei suoi libri Robinson spiega le tecniche per fare fotografie
artistiche e dice di non esitare a ritoccare quando è necessario.
Si sposò nel 1859 ed in seguito affermando che prima è la fotografia, poi
la moglie.
Nel 1864 abbandonò la pratica di fotografo per i problemi di salute
causati dai chimici utilizzati nel processo fotografico. Mantenne comunque vivo
il suo interesse pubblicando nel 1869 il
saggio Pictorial Effect in Photography, Being Hints on Composition and
Chiaroscuro for Photographers e Picture-making by photography.
La sua progettualità consisteva nella lenta e scrupolosa elaborazione di scene e soggetti a partire da disegni e schizzi preparatori, per passare poi alle precise ripresi dei soggetti in posa e l’accurato montaggio in camera oscura col fine di ottenere immagini complesse, elaborate e precisamente composte nelle loro linee e volumi. I temi da lui trattati erano realistici, in conformità con la moda del tempo. Attraverso il fotomontaggio eliminava le perdite di nitidezza ai bordi degli obiettivi e restituiva immagini nitide in tutta la loro superficie. Come ultima fase passava alla rifinitura con tinta e pennello per correggere le imprecisioni.
Robinson è
stato anche uno dei combattenti per il
riconoscimento della fotografia come forma d'arte a tutti gli effetti. Nella
disputa tra fotografia – tecnica e fotografia – arte questa era considerata dai
più come un semplice strumento di riproduzione, a causa dei procedimenti
meccanici richiesti.
Lo scopo del movimento pittorialista fu quello
di elevare il mezzo fotografico al pari della pittura. I pittorialisti
usavano tecniche e processi che
rendevano l'immagine simile ad un disegno, come la stampa alla gomma
bicromata o al bromolio, gli obiettivi soft-focus o la stampa combinata
di più negativi su di un unico positivo. Essi preferivano il procedimento della
calotipia, nel quale la superficie della carta rendeva confusi i
dettagli piuttosto che le tecniche di ripresa su lastra di vetro.